mercoledì 23 dicembre 2015

divulghiamo questo comunicato con preghiera di massima diffusione,
Potete trovare la versione on-line alla pagina:
http://www.agireora.org/ecologia/calorie-insalata-pancetta-3011.html
Grazie,
La Redazione di SSNV
[COMUNICATO STAMPA]
DIETA VEGETALE AMICA DELL'AMBIENTE, NON CERTO NEMICA,
COME CONFERMATO DA DECENNI DI STUDI: ASSURDO CONFRONTARE
LE CALORIE DELLA PANCETTA CON QUELLE DELL'INSALATA!
17 dicembre 2015
Varie agenzie e giornali titolano in questi giorni "Dieta vegetariana nemica dell'ambiente" e frasi simili, sostenendo che "la pancetta ha un minor impatto ambientale rispetto all'insalata" a parità di calorie.
Il problema di base in questo ragionamento è l'assurdità di mettere a confronto l'impatto "a parità di calorie" di due cibi con contenuto calorico diversissimo: sarebbe come dire che bere 1 litro di acqua ha un impatto infinitamente maggiore del mangiare 1 etto di pancetta "a parità di calorie", visto che l'acqua ha un contenuto calorico nullo!
Ma in una normale dieta quotidiana il fabbisogno calorico non si ricava né dall'acqua, né dalle verdure: da queste ultime si ottengono la fibra, vitamine, minerali, fitocomposti, tanti micro e macro nutrienti utili, anzi indispensabili, alla nostra salute. Non è alla verdura che ricorriamo per raggiungere la quota calorica necessaria, ma ai cereali, ai legumi, alla frutta secca e semi, all'olio.
Al contrario, un ampio (ma non irrealistico) consumo di verdura ci aiuta proprio a evitare l'eccesso di calorie, facendoci raggiungere prima il senso di sazietà, grazie all'elevato contenuto di fibra.
Un incremento del consumo di verdura è necessario in qualsiasi regime alimentare, in quanto nell'odierna dieta media questi importanti alimenti vengono contemplati in quantità esigue, incompatibili con una sana ed equilibrata alimentazione. Questo però non significa che una data quantità di un alimento molto calorico - come può essere la pancetta, o un altro insaccato, o i formaggi - vada sostituita con una quantità 28 volte maggiore di un cibo che ha 28 volte meno calorie. E' chiaro che ragionando in questo modo si possono "dimostrare" tesi assurde, perché si assume un consumo irrealistico di verdura.
Il numero 28 non è stato citato a caso: è esattamente il rapporto fra le calorie di 100 g di pancetta rispetto alle calorie di 100 g di insalata. Un etto di pancetta contiene circa 400 calorie, un etto di insalata 14. Quindi per ottenere 400 calorie dall'insalata ne dovremmo consumare quasi 3 kg! Ma chi si sognerebbe mai di compiere un'azione del genere? Un ragionamento simile vale anche per la altre verdure, per esempio le zucchine: nessuno consumerebbe mai 4 kg di zucchine per ottenere le stesse calorie di un etto di pancetta. Sarebbe semplicemente impossibile.
Quello che va invece confrontato sono due diete giornaliere complete, una 100% vegetale e una con una grande componente di cibi animali a parità di calorie: in quel caso è palese - ed è stato dimostrato da tanti studi degli ultimi decenni e mai smentito - che l'impatto di quella a base di cibi animali è molto più alto di quella 100% vegetale, da ogni punto di vista: emissioni di gas serra, consumo di acqua, di energia, di suolo.

Nessun conflitto tra salute ed ecologia, tutt'altro

Non esiste dunque alcun conflitto tra salute umana ed ecologia, anzi, è vero il contrario, e questo è stato di recente affermato in modo esplicito dal Dietary Guidelines Advisory Committee, il Comitato del dipartimento per la salute e del dipartimento per l'agricoltura del governo degli USA, sulla base dei più quotati studi scientifici pubblicati tra il 2000 e il 2015. Il comitato afferma che:
- tutti gli studi erano concordi nel dimostrare che maggiori consumi di cibi animali sono associati a un maggior impatto sull'ambiente, mentre maggiori consumi di cibi vegetali sono associati a un minor impatto.
- Gli studi erano concordi nel sostenere che le diete che promuovono una miglior salute promuovono anche la sostenibilità.
- Gli studi hanno mostrato che diete più sane che seguono le linee guida sono più sostenibili ambientalmente rispetto a quelle tipiche consumate dalla popolazione.

La logica e la matematica lo confermano

Questa è la realtà dei fatti, ed è facilmente spiegata da un punto di vista razionale: per ottenere la carne (ma anche latticini o uova) occorre coltivare il terreno per produrre cibo per gli animali d'allevamento, nutrire gli animali e poi macellarli. In media, per ogni kg di carne ottenuta da un animale, bisogna coltivare 15 kg di vegetali (cereali e leguminose, per lo più). E' chiaro dunque che se invece si coltivano direttamente i vegetali per il consumo umano, senza questo passo intermedio di "trasformazione" da vegetali a carne, occorre coltivare molti meno vegetali (o, con gli stessi vegetali, si nutrirebbero molte più persone) e quindi si consuma meno terreno, meno acqua, meno energia e di conseguenza si emettono meno gas serra dal processo produttivo.
Nessuna "dimostrazione" o pseudo tale può contrastare questa realtà dei fatti, molto semplice da capire per tutti. Arrivare a sostenere che una dieta basata sui vegetali consuma più risorse confrontando le calorie della pancetta con quelle dell'insalata è davvero un pessimo servizio che si fa ai cittadini, un grave insulto alla loro intelligenza.
Scegliere se introdurre o meno nella propria alimentazione prodotti animali, fa la differenza, eccome, sull'impronta ecologica del singolo, e tale scelta è l'arma più potente che il singolo cittadino ha a disposizione per abbattere il proprio impatto negativo sull'ambiente: una dieta onnivora media, a parità di calorie, impatta quasi 7 volte tanto rispetto a una dieta 100% vegetale. (Fonte: Baroni L, Cenci L, Tettamanti M, Berati M Evaluating the environmental impact of various dietary patterns combined with different food production systems, Eur J Clin Nutr. 2007 Feb;61(2):279-86. Epub 2006 Oct 11).
E' quindi particolarmente importante non lasciarsi fuorviare da esercizi di fantasia basati su presupposti irrealistici.
Comunicato di:
NEIC - Centro Internazionale di Ecologia della Nutrizione
http://www.nutritionecology.org - info@nutritionecology.org

giovedì 16 aprile 2015

Ensuring good nutritional status in patients with Parkinson's disease: challenges and solutions
Luciana Baroni,1 Cristina Zuliani2
1Primary Care Unit, Northern District, Azienda ULSS 9 Treviso, Italy; 2Department of Neurology, General Hospital, Mirano, Venice, Italy

Abstract: Nutrition is becoming an important tool in the management of the main chronic diseases, including Parkinson's disease (PD). Nutritional status has been shown to deteriorate with the progression of PD, due to motor and nonmotor complications. Dietary protein can reduce the effectiveness of levodopa treatment in PD patients, since the large neutral amino acids and levodopa share the same saturated carrier system, while fiber can improve the drug bioavailability. Moreover, nutrition seems to be directly involved in PD risk: high dietary intakes of animal fat, iron, mercury, and dairy, as well as western dietary patterns can increase it, while intake of some antioxidant compounds and plant-based dietary patterns can be protective. The means of ensuring good nutritional status in PD range from providing adequate energy and nutrients for the body, to considering in a broader perspective, the management of motor and nonmotor symptoms and chronic levodopa treatment complications, as well as pursuing potential neuroprotection. This review summarizes the most relevant results in the literature, and discusses the contribution of diet in the management of PD.

Keywords: levodopa, Mediterranean diet, plant-based diet, protein-redistribution diet, vegetarian diet

martedì 31 marzo 2015

Cari lettori,
divulghiamo questo comunicato stampa con preghiera di massima diffusione.
Buona lettura,
La Redazione di SSNV

[COMUNICATO STAMPA]
CARNE E IMPATTO AMBIENTALE: ASSOCARNI NEGA L'EVIDENZA.
ALLEVATORI SOSTENGONO CHE CARNE E VEGETALI ABBIANO
STESSA IMPRONTA ECOLOGICA, NONOSTANTE TUTTI GLI
STUDI SCIENTIFICI DIMOSTRINO IL CONTRARIO.
NO A INCLUDERE LA POSIZIONE DI ASSOCARNI NELLA "CARTA DI MILANO",
CON INFORMAZIONI INFONDATE E VIZIATE DAL CONFLITTO DI INTERESSI.
24 marzo 2015
Titoli apparsi di recente sui giornali del tipo "Carne e verdure? Hanno lo stesso impatto ambientale", basati su presunti "studi", sostenuti dalle associazioni di allevatori e macellai, sono un vero insulto alla scienza, alla logica e al buonsenso.
Tutti gli studi di impatto ambientale degli ultimi decenni hanno dimostrato che i prodotti di origine animale (carne, pesce, latticini e uova) causano un impatto ambientale molto più elevato di quelli di origine vegetale. Non vi è discussione sul tema, da parte delle comunità scientifica, si tratta di risultati ormai assodati.

Il report del governo statunitense

Ciò è confermato anche dal report appena emesso (febbraio 2015) dal Dietary Guidelines Advisory Committee, il Comitato del dipartimento per la salute e del dipartimento per l'agricoltura del governo degli USA. Il report verrà usato per definire le prossime linee guida governative per una sana alimentazione (che usciranno quest'anno).
In tale report, un capitolo è dedicato alla sostenibilità ambientale delle produzioni alimentari e in esso il comitato trae delle conclusioni sulla base dei risultati di 15 studi pubblicati dal gennaio 2000 al marzo 2014 da gruppi di ogni parte del mondo (USA, Regno Unito, Germania, Olanda, Franca, Spagna, Italia, Australia, Brasile, Nuova Zelanda, ecc.) su riviste scientifiche internazionali, su quasi 90 presi in esame. Uno dei 15 scelti è a firma di un gruppo italiano (Baroni L, Cenci L, Tettamanti M, Berati M Evaluating the environmental impact of various dietary patterns combined with different food production systems, Eur J Clin Nutr. 2007 Feb;61(2):279-86. Epub 2006 Oct 11).
Nelle conclusioni del report si afferma, tra le altre cose, che:
- tutti gli studi erano concordi nel dimostrare che maggiori consumi di cibi animali sono associati a un maggior impatto sull'ambiente, mentre maggiori consumi di cibi vegetali sono associati a un minor impatto.
- Gli studi erano concordi nel sostenere che le diete che promuovono una miglior salute promuovono anche la sostenibilità.
- Gli studi hanno mostrato che diete più sane che seguono le linee guida sono più sostenibili ambientalmente rispetto a quelle tipiche consumate dalla popolazione.
Ora se un gruppo di macellai - per quando numerosi e danarosi - afferma qualcosa di completamente diverso per aumentare i propri guadagni (o cercare di arginare le perdite), non è certo il caso di dar loro credito.

L'invenzione degli allevatori: vegetali e carne hanno quasi stessa impronta ecologica

Secondo le recenti dichiarazioni delle associazioni di produttori di carne Assica, Assocarni e UnaItalia, le associazioni di categoria che rappresentano gli allevamenti di bovini, suini e pollame, "tutti gli alimenti hanno quasi la stessa influenza".
Con la loro Clessidra Ambientale, che vorrebbero inserire nella "Carta di Milano" (il documento ufficiale di Expo 2015 da consegnare al segretario generale dell'Onu il prossimo ottobre), affermano "se si segue il giusto modello alimentare, l'impatto medio settimanale della carne risulta allineato a quello di altri alimenti, per i quali gli impatti unitari sono minori, ma le quantità consumate decisamente maggiori".
Non stupisce questa mistificazione dei dati: chi li presenta in questa maniera ha un conflitto di interessi enorme; però dovrebbero stare ben attenti ad auspicare che la dieta media degli italiani si avvicini a quella delle linee guida, perché perderebbero molti clienti: i consumi reali di carne, pesce, latticini e uova sono molto maggiori di quelli permessi dalle linee guida!
La loro stessa affermazione, al netto dei giochi di parole propagandistici, dimostra proprio che la carne ha un impatto ambientale molto più alto dei vegetali: in una alimentazione che segua le linee guida, il consumo di carne è basso (molto minore dei livelli attuali di consumo reale), quindi costituisce solo una piccola parte della dieta. Ebbene, nonostante questo, secondo gli stessi allevatori, l'impatto ambientale generato dalla produzione di quella piccola quantità di carne eguaglia quello di tutto il resto della dieta-tipo, vale a dire quantità molto maggiori di verdura, frutta, legumi, pane, pasta, riso e altri cereali, ecc, da cui si ricava la maggior parte dei nutrienti necessari. Il che significa che produrre carne ha un impatto molto maggiore rispetto a produrre vegetali.

Non esiste la "carne sostenibile"

Parlare, come essi fanno, di "carni sostenibili" è una contraddizione in termini: per quanti accorgimenti si possano applicare nelle procedure di allevamento e di coltivazione dei mangimi, il problema è intrinseco, non si può eliminare. Infatti, per ottenere carne, o latticini o uova, bisogna nutrire gli animali con una quantità molto maggiore di vegetali (coltivati appositamente, non si tratta di "scarti" che nessuno utilizzerebbe, come si potrebbe ingenuamente pensare). Eliminare questo passo di trasformazione e coltivare cibi per il diretto consumo umano consente di risparmiare moltissime risorse, e, al contrario, non esiste metodo d'allevamento che possa eliminare il problema dell'"inefficienza" di questa trasformazione.

L'impatto della carne è ben maggiore di quello dei vegetali, anche in una dieta teorica

Oltretutto, secondo gli studi più recenti, i dati divulgati da Assocarni & C. non sono nemmeno corretti: la sola componente animale, anche quando è molto bassa, non pesa sull'ambiente come la restante componente vegetale, ma ben di più. Infatti, uno studio pubblicato di recente sulla rivista scientifica internazionale "Foods" (dello stesso gruppo di autori dell'articolo selezionato dalla commissione statunitense di cui sopra) affronta proprio questo preciso tema: prende in esame 3 diete basate sulle linee guida per una sana alimentazione emanate dal dipartimento per l'agricoltura statunitense (USDA) nel 2010. Una dieta onnivora, una latto-ovo-vegetariana, una vegana. Calcolando l'impatto ambientale totale delle 3 diete, risulta che l'impatto della dieta onnivora è del 463% maggiore rispetto a quella vegan, oltre 4 volte tanto!
Perciò, scegliere se introdurre o meno nella propria alimentazione prodotti animali, fa la differenza, eccome, sull'impronta ecologica del singolo, e tale scelta è l'arma più potente che il singolo cittadino ha a disposizione per abbattere il proprio impatto negativo sull'ambiente.
Va osservato che si sta parlando di una dieta teorica, in cui solo il 19% dei prodotti sono di origine animale (includendo in questa categoria carne, pesce, latticini e uova) mentre il restante 81% è lo stesso per tutte le diete. Se invece si va ad analizzare quel 19% di differenza, si evince che la dieta latto-ovo-vegetariana è 9,2 volte (920%) più impattante di quella vegan, l'onnivora è 17,3 (1730%) volte tanto. Si evince inoltre che la componente di origine animale della dieta è responsabile di circa l'80% dell'impatto totale, in una dieta teorica che segue le linee guida, non la metà, come sostengono gli allevatori. (Fonte: Baroni, L.; Berati, M.; Candilera, M.; Tettamanti, M. Total Environmental Impact of Three Main Dietary Patterns in Relation to the Content of Animal and Plant Food. Foods 2014, 3, 443-460. Per un riassunto divulgativo in italiano: "Carne, latticini, uova, impattano 17 volte di piu' dei cibi vegetali").
La dieta reale nei paesi industrializzati, in particolare dell'Italia, è molto più sbilanciata verso il consumo di cibi animali. Infatti, da uno studio pubblicato nel 2007 (lo stesso cui fa riferimento anche il report del comitato statunitense sopra citato) risulta che la dieta onnivora "reale" (vale a dire calcolata sulle statistiche reali di consumo) ha un impatto di due volte e mezza rispetto a quella "teorica" ottenuta seguendo le linee guida. E una dieta onnivora reale impatta quasi 7 volte tanto rispetto a una dieta 100% vegetale reale.

Non permettiamo che questa mistificazione entri nella Carta di Milano

Come NEIC - Centro Internazionale di Ecologia della Nutrizione chiediamo al Ministro delle Politiche Agricole di sventare questa montatura ed evitare la vergogna di inserire in un documento d'intenti con visibilità internazionale qual è la "Carta di Milano" le affermazioni propagandistiche di chi ha interessi economici in gioco.
Né il pubblico né le istituzioni devono essere prese in giro: si tratta di un argomento serio e i dati sul tema devono venire dalla letteratura scientifica, non da associazioni di produttori, specie se presentati con dei giri di parole che fanno credere cose diverse rispetto alle conclusioni reali sostenute dai dati scientifici.
Comunicato di:
NEIC - Centro Internazionale di Ecologia della Nutrizione
http://www.nutritionecology.org - info@nutritionecology.org